Industry 4.0 e Smart Manufacturing, un po' di storia ed un po' di chiarezza.

Ormai l'Industria 4.0 è sulla bocca di tutti, spesso accompagnata dalla Smart Manufacturing.
Sono forse la stessa cosa? O presentano delle differenze sostanziali?
Per evitare di utilizzare i termini impropriamente, partiremo dalle origini, chiarendo subito che i due concetti sono nati separatamente, seppur con un breve scarto di tempo: Industria 4.0 (o meglio, Industry 4.0) è nato in Germania nel 2011, mentre Smart Manufacturing è un concetto americano di metà 2012.

Industria 4.0
Termine che ha dato l’abbrivio a una reinterpretazione della nostra cronistoria tecnologica, Industry 4.0 è stato utilizzato per la prima volta nel 2011 alla Fiera di Hannover, a definire una strategia nazionale a sostegno della digitalizzazione del proprio comparto manifatturiero: l’intento era quello di promuovere alcune politiche a lungo termine, che coinvolgessero le imprese, le associazioni di settore ma anche università e centri di ricerca, con l’obiettivo di rafforzare la competitività tedesca.
Alla base del programma il concetto di cyber-Physical Systems (cPS), ovvero sistemi composti da sensori installati direttamente sui macchinari, consentendone l’interconnessione e gettando le basi per l’autoregolazione: introducendo cPS è possibile basarsi sull’analisi dei Manufacturing Big Data (da essi stessi raccolti), per garantire un’elevata flessibilità produttiva.
Nuovi modelli di produzione sempre più automatizzati e interconnessi, asset e prodotti intelligenti e comunicanti, tracciabilità e rintracciabilità dei processi: il Piano Nazionale Industria 4.0 declinato sul modello tedesco in 9 cluster tecnologici, va evidenziato come idealmente 4 siano più propriamente associati alla gestione della produzione (Smart Production) e 5 alla gestione delle informazioni e delle infrastrutture di servizio (Smart Governance), come riassunto nell’infografica di seguito.

Smart Manufacturing
Questo termine è invece tutto americano datato 2012, ovvero quando venne costituita negli Stati Uniti la Smart Manufacturing Leadership Coalition (SMLC), un’associazione no profit nata per favorire la collaborazione tra aziende produttrici, enti di ricerca e università, nonché organizzazioni di produttori, nella ricerca e nello sviluppo di standard, piattaforme e infrastrutture condivise per l’adozione dello Smart Manufacturing.
Si tratta di un modello di organizzazione delle attività produttive e logistiche basato sull’unione delle tecnologie informatiche e Operational, ponendo il focus sul riduzione dei costi, condivisione di pratiche e tecnologie, definizioni collettive di aree Ricerca e Sviluppo (R&D) ed innovazione attraverso processi collaborativi.
Con l’utilizzo di sensori ed Internet of Things, diviene possibile avere un quadro sempre completo, e di conseguenza organizzare meglio le produzioni e i trasporti, anche grazie alla possibilità di formulare previsioni: razionalizzare i processi operativi e costruire un’infrastruttura di data management efficace sono due necessari accorgimenti per sfruttare appieno le potenzialità dello Smart Manufacturing.

Sembra la stessa cosa, ma lo è davvero?
Concettualmente sì perché fanno riferimento a una visione comune, seppure partano da premesse differenti: quella per cui le tecnologie digitali sono in grado di abilitare l'interconnessione e la cooperazione di tutte le risorse utilizzate nella fabbrica e lungo la catena del valore. Il che si traduce in maggiore efficienza e competitività delle imprese manifatturiere.
Poco contano i sofismi o l’origine del termine, solo con l’evoluzione congiunta di processi, tecnologie e competenze sarà possibile concretizzarne i benefici.

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