Avevate già sentito parlare di BYOD?
BYOD sta per Bring Your Own Device (ovvero “porta il tuo dispositivo”), termine che fa riferimento alla possibilità, per il lavoratore, di utilizzare i dispositivi elettronici di sua proprietà per l’attività lavorativa.
Probabilmente starete già applicando questo tipo di approccio, soprattutto con la presenza di una rete di agenti plurimandatari, ed in questo articolo vorremmo approfondire gli aspetti che accompagnano questa scelta organizzativa.
Gli aspetti tecnologici
Gli aspetti tecnologici del BYOD riguardano, principalmente, la compatibilità dei dispositivi personali sia con riguardo alla loro possibilità di integrare funzioni lavorative sia rispetto alle policy di sicurezza aziendali.
Se focalizziamo la nostra attenzione a smartphone e tablet, gli standard sono ormai delineati: la realizzazione di una app adeguata agli standard funzionali e di sicurezza è di molto facilitata dal fatto che si tratta di mondi ben noti e consolidati.
Un ulteriore aspetto può essere legato alle funzioni di connettività dei dispositivi personali: le capacità di connessione su rete mobile dipende dalle caratteristiche hardware dell’apparato e dal grado di copertura del luogo dove il dispositivo viene utilizzato. Potrebbe essere utile effettuare preventivamente test specifici che verifichino l’effettiva capacità di comunicazione del singolo dispositivo nei luoghi dove, in prevalenza, verrà utilizzato.
Privacy e rischi, per il lavoratore e per l’azienda
Il tema della privacy e della cybersecurity sono molto attuali e sentiti, è quindi fondamentale mettere in atto misure di sicurezza per proteggere dati, servizi e informazioni sensibili, sia con accorgimenti tecnologici che con una corretta formazione.
Dal lato aziendale, il maggior timore è rappresentato dagli attacchi cyberinformatici e dai data breach: non è detto che i dispositivi personali siano sempre dotati di antivirus e firewall aggiornati, così come non sempre le reti a cui i lavoratori sono liberi di connettersi risultano sicure.
Per ovviare a queste problematiche, è possibile ad esempio trovare un buon sistema di criptografia che eviti ulteriori problemi, o utilizzare quello che in gergo è chiamato MDM (“Mobile Device Management”, ovvero la possibilità di eliminare da remoto dati sensibili e, più in generale, di vigilare sulla sicurezza dei device che trattano e conservano dati di proprietà aziendale), come già si adoperano a fare otto aziende su dieci.
Dal lato lavoratore, l’aspetto più delicato del BYOD è il bilanciamento tra il diritto del datore di lavoro a proteggere i dati trattati con i dispositivi personali ed i diritti e le libertà dei lavoratori. Le tutele legali fanno riferimento alla legge 300/1970 dello Statuto dei Lavoratori, che sancisce il divieto di installazione di impianti per il controllo dell’attività lavorativa, e che gli strumenti tecnologici finalizzati a rendere la prestazione lavorativa, trattino in conformità al Codice della Privacy i dati provenienti da queste apparecchiature.
La legge sul Lavoro Agile 81/2017 introduce un vero e proprio diritto alla disconnessione per il lavoratore, ed il GDPR stabilisce che gli strumenti di scanning debbano essere calibrati, in modo che non possano accedere alle zone che contengono esclusivamente dati personali, ed un eventuale uso di software di geolocalizzazione può essere applicato solo se presenti misure che distinguano l’utilizzo privato del dispositivo da quello per attività lavorative.
Il gioco vale la candela?
Anche se sembra che optare per il BYOD comporti un considerevole sforzo dal punto di vista tecnico e legale, i vantaggi sono sicuramente degni di nota.
Il più ovvio è la riduzione dei costi: non è più necessario l'acquisto di uno o più dispositivi per ogni dipendente, dal momento che ognuno utilizza quello che già possiede. Inoltre, considerando che le persone generalmente trattano meglio gli oggetti di loro proprietà piuttosto che quelli pubblici o forniti da altri, diminuiscono anche gli eventuali costi di riparazione.
Per i dipendenti si traduce in un maggiore comfort in ufficio: anzichè lavorare con hardware aziendali lenti è possibile ricorrere ai propri dispositivi, solitamente più recenti e quindi con requisiti migliori.
Questa miglioria si ripercuote anche sull’ottimizzazione dei tempi, traducendosi in un “risparmio” di circa 80 minuti a settimana, tempo sottratto soprattutto a login e identificazioni ripetuti, ma c’entra persino la maggiore familiarità con sistemi operativi e applicazioni che si usano quotidianamente ed il non essere costretti a un continuo switch tra sistemi.
Da non trascurare il fatto che lavorare su strumenti personali significa utilizzare dispositivi mobili, in questo modo i dipendenti ottengono completa flessibilità: i dati aziendali diventano reperibili in ogni momento e in ogni luogo. Questo, unito ai vantaggi precedenti, fa sì che un'organizzazione che utilizza politiche BYOD incrementi la produttività dei suoi impiegati.
Alternative al BYOD
Nonostante i vantaggi che apporterebbe sia per i lavoratori che per le aziende, c’è chi ritiene che il BYOD comporti troppi rischi a livello di sicurezza e problemi di gestione tecnica. Queste organizzazioni hanno a disposizione altri due approcci, che consentono al datore di lavoro un maggiore controllo sui dati:
Non è chiaro quale sarà il futuro del BYOD, ma è sicuramente destinato a rimanere, almeno in una certa misura. La penetrazione dei dispositivi digitali nella vita di tutti i giorni sta cambiando il concetto stesso di rapporto lavorativo e i modi in cui viene svolto il lavoro. Resta da vedere quali metodi daranno i migliori risultati sia per le aziende che per i lavoratori.