Il 2019 volge a termine, ed iniziamo a lasciarci alle spalle il bilancio nostalgico dell’anno passato per volgere speranzosi gli occhi al 2020.
Pur non sapendo cosa ci riserverà l’anno nuovo, una certezza ce l’abbiamo: il 2020 sarà l’anno della rivoluzione senza fili perchè entro questa data debutterà il 5G, muovendo i primi passi sul mercato italiano.
Anno nuovo, rete nuova: ambiti di applicazione del 5G.
Sicuramente l’aumento di velocità sarà una feature molto sfruttata, soprattutto per smartphone e tablet - si parla di circa 20 Gbps in download e 10 Gbps in upload, ma la differenza sostanziale sarà data dalla drastica riduzione dei tempi di risposta (si stima che la latenza sarà tra 1 e 10 millisecondi) e dalla possibilità di gestire miliardi di oggetti connessi.
Questo basta per capire che l’uso privato/domestico sarà il primo banco di prova, ma le vere potenzialità del 5G verranno sfruttate dalle realtà aziendali ed industriali, e porterà un netto miglioramento dell’Internet of Things: ogni dispositivo sarà interconnesso e andrà alla ricerca di sinergie con altri dispositivi; inoltre, avrà minori consumi e una durata delle batterie moltiplicata per 10 volte, ampliando l’autonomia e le opportunità.
Le innovazioni sono molteplici, da quelle rivolte al grande pubblico, alla più lenta, ma più redditizia, trasformazione di industria e terziario: dalla fabbrica connessa, alla telemedicina, alla robotica collaborativa, per un controvalore che, solo in Italia, Ericsson stima in 15 miliardi di euro potenziali al 2030.
Ma all’atto pratico, come funziona il 5G e cosa lo rende diverso dal 4G?
La prima distinzione è che la nuova rete viaggia sfruttando onde radio differenti dal 4G e frequenze molto più alte: le frequenze necessarie per il 5G in Europa sono i 700 MHz (attualmente utilizzate dalle televisioni del digitale terrestre), ma quella più efficace è la frequenza tra 3,4 e 3,8Ghz (occupata dalla Difesa, ponti radio, collegamenti satellitari). Avremo quindi bisogno di nuovi smartphone che abbiano montata al loro interno un’antenna di tipo 5G.
Quarta e quinta generazione sono differenti anche perché diversa è la natura delle infrastrutture che utilizzano. Mentre la linea 4G sfrutta la fibra ottica attraverso un reticolato di cavi, la linea 5G si muove con il wireless, spostandosi da un’antenna all’altra senza l’uso di fili. Il 5G dovrebbe riuscire a sfruttare porzioni di spettro tra i 6 e i 100 GHz grazie all’utilizzo di multiple antenne installate capillarmente sul territorio.
Utilizza uno spettro di trasmissione a multi-banda: la frequenza sotto 1 GHz permette di coprire grandi porzioni di territorio e di trasmettere i dati in download a una velocità superiore ai 100 Mbps; la frequenza di medio spettro (inferiore ai 6 GHz) sacrifica un po’ la copertura consentendo di raggiungere velocità in download di 1 Gbps; quella maggiore di 6 GHz, arriva ad una banda di download di 10 Gbps, a discapito della distanza di copertura e della penetrazione negli edifici.
Inquinamento elettromagnetico e pericolosità per la salute
Il punto più dibattuto in merito al 5G è quello relativo alla salute: la legittima preoccupazione ha spinto più di 180 scienziati a produrre argomenti per interrompere la diffusione del 5G, mentre allo stesso tempo altrettanti colleghi si sono schierati a favore della nuova tecnologia.
Ad ora, non ci sono dietro front da parte dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, e le sperimentazioni in questo senso sono ancora agli albori, non consentendo di dare certezze in ambito scientifico e statistico.
Possiamo però rassicurare sulle onde millimetriche: c’è una correlazione tra la frequenza delle onde elettromagnetiche e la loro capacità di penetrazione, ma questo tipo di onde ha solo una limitatissima capacità di penetrare i tessuti, come la pelle, non avendo l’energia necessaria a causare danni a livello del Dna delle cellule.
Il timore che queste onde si andranno a sommare a quelle del 2G, 3G e 4G verrà sfatato dalla realizzazione stessa della rete 5G: dovrebbe sostituirsi per alcuni servizi alle reti più vecchie, andando a rimpiazzare le emissioni più elevate.
Inoltre ci sono dei limiti di sicurezza imposti all’intensità dell’emissione di onde elettromagnetiche: 6 volt/metro per quanto riguarda i campi elettromagnetici generati dalle antenne, un limite piuttosto cautelativo rispetto alla media europea di 60 volt/metro.
Sulla base di quello che vediamo, non dovremmo preoccuparci particolarmente; ma per evitare qualsiasi tipo rischio anche solo potenziale, è sempre meglio adottare alcuni semplici accorgimenti in modo da ridurre l’esposizione di testa e corpo alle emissioni dei cellulari. E bastano davvero pochi centimetri perché il livello di esposizione si riduca drasticamente.